LA MIA ARMA CONTRO MR P,
IL MIO INSEPARABILE AMICO INDESIDERATO
Vorrei parlarvi di ciò che con Mr P ho imparato ad apprezzare ancora di più; sottolineo ancor di più, perché dentro di me c’è sempre stato l’istinto di ricercare il lato positivo in ogni cosa mi accadesse: probabilmente questa è stata l’arma di autodifesa che ho adottato fin da bambina.
Fin dal momento della diagnosi di Parkinson (per me, come per molti altri, un vero e proprio fulmine a ciel sereno, anzi, un tornado che strappava tutto e tutti, e niente era più lo stesso), fin dalla diagnosi capii che la mia vita sarebbe continuata ogni singolo istante con questo mio amico. Indesiderato, già, come io l’ho sempre definito.
Però promisi a me stessa che non mi sarei mai fatta battere da lui.
A quei tempi ero una podista e usavo spesso termini sportivi. Così, ogni volta che in una gara arrivavo al traguardo, sorridevo come per dire: “Anche se non hai mai smesso di trattenermi per la maglia, alla fine ho vinto io!”
Insomma: pur se a denti stretti, non mi sono arresa.
Ed è proprio questo il punto: NON ARRENDERSI MAI!
Questa è la mia arma contro Mr P.
Senza illusioni: non voglio dire basti quest’atteggiamento per sconfiggere, sempre e comunque, il nostro amico indesiderato. Purtroppo non è così. Tuttavia possiamo prenderlo in contropiede.
Come?
Ora vi spiego come lo inganno io.
Lui – è nella sua natura – sembra si diverta a metterci i bastoni fra le ruote…
Partendo proprio da questa metafora, vi racconterò di quando portai Mr P con me in viaggio in giro per il Salento e in Toscana. Soltanto io, lui e la mia bici.
Dal primo giorno il mio amico si nascose dentro una delle mie borse. Gli lasciai credere di essere furbo, di avermi ingannato: lui pensava non lo avessi visto!
Il mio desiderio di riuscire a fare questo viaggio a tappe, da sola, con la mia bicicletta, era fortissimo.
Forse intendevo dimostrare a me stessa che potessi fare ancora molte cose, non lo so.
Al principio tutto bene, fui persino capace di rimontare completamente la bici senza aiuto, dato che l’avevo dovuta mettere in una sacca per trasportarla in pullman fino a Lecce.
Il mio viaggio inizio proprio da lì, da Lecce.
Dopo qualche giorno in cui ogni cosa filò liscia, ecco, si presentò un momento critico. Probabilmente la mia rigidità, quel giorno, era maggiore, ogni pedalata in salita mi faceva contrarre i muscoli a tal punto che questi non rispondevano più.
Ma qui venne il bello, presi alla sprovvista Mr P. Perché lui sapeva e si aspettava che io, cocciuta come sono, non avrei mai mollato e sarei arrivata così fino allo sfinimento. Contava sulla mia stessa ostinazione per sconfiggermi.
Allora lo raggirai. Avevo capito che non potevo permettermi di arrivare allo stremo delle forze: non sarei più riuscita a riprendermi e a recuperare. A proseguire il mio viaggio.
Così decisi di fermarmi, pranzai tranquillamente in un ristorante, poi mi sdraiai su un prato. E se tutto questo non fosse bastato, avrei cambiato il mio programma senza nessun problema.
La mia scelta, con mia, e soprattutto, sua grande meraviglia, non mi demoralizzò.
Quel giorno avevo imparato che avrei dovuto sempre agire d’astuzia con il mio amico indesiderato, confonderlo, fargli credere che potesse prevedere le mie mosse mettendomi in difficoltà; e invece io ero pronta a cambiare tattica, programma, adattandola al momento e senza permettergli di farmi abbattere.
Situazioni simili accaddero più volte, come ad esempio quando mi resi conto di non essere più in grado di correre, cosa per me vitale.
Anche in questa circostanza ebbi un tu per tu con Mr P:
“Tu non vuoi farmi correre? Allora io farò la camminata veloce, tie’!”
A quel punto lui modificò subdolamente strategia. Tentò di colpirmi attraverso la sofferenza di una mia amica a me molto cara. Sapeva quanto per me fosse fondamentale il sentimento della vera amicizia.
Ma anche in quest’occasione chi si dovette arrendere fu lui.
Mr P cercava di bloccarci a casa. La mia amica Ivana, su tre ore riusciva a camminare ed essere efficiente solo per un’ora circa, però in quell’ora riusciva a camminare correre e ballare (a voi che non avete il Parkinson sembrerà assurdo, ma questa malattia è proprio così). Così noi, fra battute, risate e mangiate, aspettavamo la fatidica ora BUONA e lì ci scatenavamo. A volte rimanevamo a casa e sfruttavo quell’ora per insegnarle la bachata, un ballo che a lei piace tanto. A volte ci precipitavamo in un locale lì vicino per poter ballare, almeno per quell’unica ora. Altre volte correvamo a far la spesa per poi cucinare ricette sfiziose (infatti, ahimè, ingrassai dieci chili!).
In conclusione: la mia teoria è sempre stata che con la volontà si riescono a fare cose incredibili.
In un primo momento, con l’arrivo di Mr P, mi era parso che la mia convinzione non potesse funzionare più.
Invece non è stato e non è così.
Bisogna solo riuscire ad accettare i propri limiti e adattarsi ad essi, senza mai spingersi oltre le proprie capacità.
Questo, per poter continuare a vivere la vita pienamente. Perché ne vale davvero la pena, perché la vita può essere ancora meravigliosa!
Ecco: spero che la mia esperienza e il mio messaggio possano esservi utili:
MAI ARRENDERSI PER NON ABBATTERSI MAI!!!
E cercate di vivere ogni giorno “A MILLE”, come dico sempre io!
Fabiola
Bellissimo, complimenti…Io credo ke visto ke tutti noi abbiamo un park diverso, ci devono essere a migliaia di sistemi diversi per contrarlo. A me è stato diagnosticato a 40 anni, l’avevo già cmq metabolizzato e poi sono convinto ke ognuno dentro se possiede un qualcosa, ke permetta di vivere con lui e nn per lui….
Grazie delle tue parole.
Hai ragione, ogni uno di noi possiede la propria arma per affrontare tutto questo,però non è facile trovare il coraggio per intraprendere la ricerca di questa.Ma non dobbiamo mai dimenticare che con la volontà si possono ottenere cose incredibili.
Ciao ciao
CIAO FABIOLA, è da poco tempo che ti conosco ma già sei riuscita a farmi commuovere 2 volte. La tua bella favola con FRANCO merita una pagina speciale che ognuno di noi avrebbe voluto vivere ma siete così dolci che indirettamente è stata vissuta da tutti. Il racconto della tua lotta con Mister P. come chiami il Parkinson è una grande vittoria data dalla tua forza e dalla grande voglia di vivere e di ESSERE che è in TE e che trasmetti a tutti noi, sono contento che hai coinvolto in questa lotta anche IVANA dall’apparenza fragile ma tosta come noi abruzzesi, perdonate la mia debolezza ma vi voglio bene come a mie figlie, adesso basta perchè in questo 25 Aprile molte lacrime hanno accompagnato la mia giornata. PS un abbraccio a Gaetano che mi ha fatto conoscere tutti voi . Benedetto
Benedetto sei sempre tanto caro e noi tutti ti vogliamo un gran bene❤️
Ricordati sempre il nostro motto : “insieme possiamo arrivare alla metà!”